Caldaie a gas vietate dal 2029? Ecco quali alternative
Se approvato, il piano RepowerEu vieterà le caldaie a gas: una guida su come muoversi
In una recente guida abbiamo parlato di case green. L’Europa è ormai focalizzata sugli obiettivi a lungo termine previste nelle tranche del 2030, 2040 e 2050 con lo scopo di azzerare le emissioni entro metà secolo: il cosiddetto Green Deal. Il cambiamento climatico, si sa, è ormai una realtà cui sarebbe più opportuno parlare di emergenza, a questo punto. Ma restando pragmatici, dunque privi di qualsivoglia allarmismo o morale, il compito di ogni titolare di immobile è quello di adeguarsi al cambiamento sapendo sfruttare bonus e incentivi che il governo mette a punto, per arrivare a quel traguardo in regola e senza spendere troppo. Il primo passo è dunque quello di restare informati su tutte le novità sulla casa. E con questa piccola guida vogliamo raccontarti cos’è il piano REpowerEu e perché si sta parlando di caldaie a gas vietate dal 2029.
REpowerEu: che cos’è
Partiamo intanto da una precisazione. Il piano REpowerEu è oggi un testo e non una legge, presentato il 18 maggio 2022 dalla Commissione europea per “porre fine alla dipendenza dell’Unione europea dai combustibili fossili della Russia affrontare la crisi climatica”.
Il piano è dunque quello di ridurre le emissioni inquinanti e al contempo rendersi indipendenti dai combustibili fossili russi. Tra le altre cose, il testo prevede la tanto discussa volontà di abbandonare gradualmente le caldaie a gas fino allo stop definitivo entro il 2029.
Insomma, per riassumere possiamo dire a chi ce lo chiederà che il piano Repower EU ha l’obiettivo di assicurare la diversificazione delle forniture dell’energia e accelerare la transizione verso le fonti rinnovabili. Il tutto, abbandonando l’approvvigionamento russo e avviando la collaborazione più stretta con fornitori affidabili e l’investimento su energie rinnovabili e, in particolare, sull’idrogeno.
Approfondisci: Green Deal europeo: cos’è e cosa prevede. Il riassunto
Divieto di vendita delle caldaie a gas: la direttiva europea
Secondo la direttiva Ue, il graduale abbandono abbandono delle caldaie a gas sarà a partire dal 2025, quando è previsto il declassamento energetico e la fine di ogni agevolazione ad esse legate, per poi terminare nella totale dismissione nel 2029. È dunque il 2029 la data in cui potrebbe diventare realtà il divieto di vendita di caldaie a gas. In questo senso, e se il testo verrà approvato, avremmo oltre alle case green, sei anni per adeguarci a nuovi impianti alternativi alle caldaie a gas.
Leggi anche: Direttiva UE case green: cosa bisogna fare entro il 2030
Europa, stop alle caldaie a gas: le alternative
In questo senso, ecco le alternative alle caldaie a gas per riscaldare casa, come:
- Pompe di calore: utilizzano l’energia elettrica per trasferire il calore dall’aria esterna all’interno della casa.
- Sistemi solari termici: utilizzano l’energia solare per riscaldare l’acqua che viene poi utilizzata per riscaldare la casa.
- Stufe a pellet: bruciano pellet di legno per produrre calore e riscaldare la casa.
- Sistemi geotermici: utilizzano il calore del terreno per riscaldare la casa.
- Sistemi di riscaldamento a biomasse: utilizzano materiali organici come legno, paglia o biogas per produrre calore.
Per quanto riguarda le pompe di calore, è previsto dal piano sono 10 milioni di pompe di calore installate nei prossimi cinque anni e 30 milioni di pompe entro il 2030. Tale rivoluzione, tra le altre cose, vedrebbe l’Italia diventare uno dei mercati più importanti e velocizzerebbe la distribuzione di gas rinnovabile.
La decisione dell’Europa può apparire un po’ avventata. Come vedremo in fondo a questo approfondimento, infatti, la maggior parte delle case italiane presentato un impianto di riscaldamento a gas. Tutto questo potrebbe gettare famiglie nel panico, considerando anche le spese che in questo periodo storico stiamo affrontando. Tuttavia, quello che si può evidenziare di questo cambiamento è il vantaggio che si avrà la bolletta; oltre al fatto che sì, inquineremmo meno.
Il vantaggio dipende innanzitutto dall’indipendenza che si creerebbe a livello europeo dal gas estero che acquistiamo; il secondo, almeno è quello che si prospetta, è appunto sulle bollette. Infatti, rendere una casa efficiente significa avere meno consumi e autoalimentarsi. Questa è la prospettiva futura. Ad ogni modo, per i prossimi anni è possibile sfruttare le agevolazioni statali per pagare questi lavori la metà (se non ancora meno).
Leggi anche: Bonus caldaia: come funziona lo sconto e scadenza
Caldaia a pompa di calore: come funziona e costi
Il riscaldamento a pompa di calore è in grado di prendere energia dall’esterno e di trasmetterla all’impianto di riscaldamento interno. Il consumo elettrico qui è molto ridotto, poiché il sistema della caldaia a pompa di calore si concentra solo nell’attivazione del compressore e degli accessori. E ciò può avvenire mediante tre sistemi:
- Sistema aria-acqua che scalda o raffredda l’acqua immessa nell’impianto di riscaldamento scambiando calore con l’aria all’esterno.
- Sistema aria-aria immette in casa aria calda o fredda sempre attraverso uno scambio di aria con l’esterno.
- Sistema geotermico, infine, scalda o raffredda l’acqua che circola nell’impianto, prendendo calore o freddo dall’acqua di falda o dal terreno.
Per quanto riguarda il costo, il sistema acqua aria può costare fino a 10 mila euro, il sistema aria-aria può costare dai 2 agli 8 mila euro, mentre il sistema geotermico può arrivare fino ai 20 mila euro.
Caldaia a biomassa: come funziona e costi
Si tratta in sostanza di caldaie che prendono energia per il riscaldamento e per l’acqua ad uso sanitario attraverso la combustione di legno o pellet.
In questo caso i prezzi variano a seconda della tipologia acquistata. Diciamo che per i termoconvettori il costo va dai mille ai 4 mila euro, mentre gli impianti con sistema radiante il costo può arrivare sui 9 mila euro.
Caldaia elettrica: come funziona e costi
La caldaia elettrica consente di scaldare casa come una caldaia a gas, la differenza però è che in questo caso si installa una caldaia che scalda l’acqua necessaria all’impianto sostituendo al gas delle resistenze elettriche. In parole povere si tratta di una specie di boiler ma molto più potente, in grado di coprire un’intera abitazione. Lo spreco qui non è il gas ma elettrico. Per questo, gli esperti consigliano di installare contestualmente un impianto solare termico, così da ridurre i costi per l’energia (3-4 volte superiori ad una caldaia a gas).
Così, i costi per mettere una caldaia elettrica possono anche superare i 20mila euro – sopratutto se si pensa di impiantare il solare termico.
Caldaia ionica: come funziona e costi
La caldaia ionica, infine, si tratta di una nuova tecnologia che produce energia termica attraverso lo scambio di ioni, attivato sempre con energia elettrica. Tale tecnologia è molto innovativa e non necessita di alcun collegamento con l’esterno per produrre alte temperature. Ma anche qui il problema è il consumo energetico, stimato circa 1-2 volte maggiore rispetto ad una caldaia a pompa di calore.
Anche in questo caso, il costo dell’installazione di una caldaia ionica in Italia può variare a seconda di diversi fattori come la dimensione della casa, la complessità dell’installazione e la zona geografica in cui ti trovi. In media, però, il costo dell’installazione di una caldaia ionica può variare da 2 a 5mila euro.
Caldaia a idrogeno: come funziona e costi
La caldaia a idrogeno funziona utilizzando l’idrogeno come combustibile per produrre calore. L’idrogeno viene bruciato in una camera di combustione, generando calore che viene trasferito ad un’unità di scambio termico per riscaldare l’acqua. Il vapore generato viene quindi utilizzato per azionare una turbina che produce elettricità. I prodotto di questo processo sono solo vapore acqueo e una piccola quantità di ossido di azoto.
In questo senso, l’idrogeno non è considerata biomassa. La biomassa, infatti, è una fonte di energia rinnovabile che utilizza materiali organici di origine vegetale o animale come combustibile, come legno, paglia o biogas. L’idrogeno, al contrario, è un gas che non esiste in forma libera in natura e deve essere prodotto artificialmente a partire da fonti come l’acqua o il gas naturale. Anche se l’idrogeno può essere prodotto da fonti rinnovabili, come l’elettrolisi dell’acqua alimentata da energia solare o eolica, non è considerato una forma di biomassa in quanto non deriva direttamente da materia organica.
Il costo dell’installazione di una caldaia a idrogeno in Italia può variare a seconda di molteplici fattori, come la dimensione dell’impianto, la posizione geografica e la complessità dell’installazione. In generale, può costare dai 6 mila ai 10 mila euro.
Leggi anche: Bonus caldaia: come funziona lo sconto e scadenza
la caldaia a idrogeno inquina come la caldaia a gas?
No, una caldaia a idrogeno non inquina allo stesso modo di una caldaia a gas. Quando viene bruciato, l‘idrogeno non produce emissioni di sostanze inquinanti come monossido di carbonio, biossido di zolfo e particolato, che sono comuni negli impianti a gas. Invece, i prodotti di combustione dell’idrogeno sono solo vapore acqueo e una piccola quantità di ossido di azoto.
Tuttavia, è importante notare che l’idrogeno utilizzato per alimentare la caldaia deve essere prodotto da fonti pulite e rinnovabili, come l’elettrolisi dell’acqua alimentata da energia eolica o solare, per garantire che il sistema sia veramente a basso impatto ambientale. Se l’idrogeno viene prodotto da fonti non rinnovabili, come il gas naturale, le emissioni di gas serra associate alla sua produzione possono essere invece significative.
Caldaie a gas: da cambiare in 9 case su 10 in Italia
Secondo una stima, oggi circa l’85% delle case italiane è riscaldata da un impianto a gas, per un totale di circa 17 milioni di caldaie. A tal proposito, spiega Alberto Montanini presidente di Assotermica: “Chiariamo che siamo in una fase d’indirizzo e ci dovranno essere ulteriori passaggi istituzionali, per cui molte cose potranno ancora cambiare. Poi, certamente, la riduzione delle emissioni è una priorità per tutti, ma per farlo realmente e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione riteniamo che si debba abbracciare un approccio multi-tecnologico e multi-energetico”.
Approfondisci: Bonus caldaia: come funziona lo sconto e scadenza
Bonus caldaie: come sostituire l’impianto a gas con gli sconti
La sostituzione della vecchia caldaia con un nuovo impianto si può fare usufruendo del bonus caldaia. L’agevolazione consiste in una detrazione fiscale, spalmata su 10 anni, di importo variabile, che può essere del 50%, 65% se rientra nel bonus casa o, se si rientra nel superbonus del 90% sulle spese effettuate per sostituire la vecchia caldaia. Tuttavia, restano esclusi dall’agevolazione i lavoro fatti su immobile di nuova costruzione. Infatti, il bonus caldaia riguarda solo i lavori da effettuare su immobili già esistenti dove è già presente un impianto di riscaldamento.
Approfondisci: Tutti i bonus casa che puoi richiedere
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!