Calcolo anatocismo bancario: che cosa significa e quando occorre?

Calcolo anatocismo bancario: ecco come effettuarlo

Che cosa s’intende per calcolo anatocismo? Facciamo un passo indietro. La richiesta di un mutuo può essere un’operazione complessa, soprattutto se non si ha la giusta familiarità con le pratiche bancarie o con le norme in materia. Se è conoscenza diffusa che un mutuo possa prevedere delle rate calcolate su un interesse fisso o variabile, meno noto è il metodo di calcolo di queste rate. Nella prassi, il mercato fa riferimento a dei precisi tassi di interesse: per i mutui a tasso fisso, le banche considerano l’Eurirs, il tasso a cui le banche europee si prestano i fondi tra di loro; per i mutui a tasso variabile si può fare riferimento all’Euribor o al tasso BCE. Ciascun Istituto di credito applica poi un proprio spread, in funzione delle politiche commerciali. Fin qui, tutto nella norma. 

Il problema sorge quando gli addebiti del mutuo contratto non rispettano le indicazioni contrattuali o le norme in materia. Una di queste irregolarità è costituita, appunto, dall’anatocismo bancario, che può aggravare la posizione del debitore per il diverso metodo di calcolo. È importante, dunque, saperlo riconoscere ed essere consapevoli dei suoi limitati ambiti di applicazione secondo la legge. 

Che cos’è l’anatocismo bancario?

Con anatocismo ci si riferisce a un metodo di calcolo degli interessi. Gli interessi a debito maturati e non pagati in un determinato periodo sono aggiunti al debito iniziale per calcolare gli interessi successivi.

Con l’anatocismo la somma dovuta cresce velocemente perché anche gli interessi producono altri interessi. Questa pratica penalizza il debitore in caso di debito contratto per lunghi periodi di tempo, il quale si ritrova a dover ripagare una cifra cresciuta più che progressivamente rispetto al tempo. 

Anatocismo bancario: come calcolarlo?

In matematica finanziaria, l’anatocismo è il calcolo degli interessi secondo il metodo del tasso di interesse composito e si distingue dall’interesse semplice. Si può facilmente cogliere la differenza tra i due metodi di calcolo confrontando le rispettive formule. Per fare questo, è necessario precisare i termini utilizzati. Con Capitale, si intende la somma impiegata per produrre interessi: in questo caso è il debito contratto in forma di mutuo tra l’Istituto di credito (mutante) e il debitore (mutuatario). Con Montante, si intende il capitale comprensivo degli interessi maturati. 

Per capire come il Capitale si accresce bisogna considerare il tasso di interesse e le rate: non sempre questi hanno lo stesso periodo di riferimento. Normalmente, i mutui prevedono il pagamento di una rata mensile ma fanno riferimento a un tasso annuale. Le formule del tasso di interesse semplice e composto tengono conto di questa differenza. Il tasso di Interesse annuo è diviso per il numero di rate nel periodo, in questo caso 12 Mesi, per ottenere l’importo della singola rata mensile. Infine, è necessario considerare quante sono le rate mensili totali, moltiplicando le mensilità per il numero degli anni. 

Orbene, in caso di interesse semplice, la formula del montante a fine periodo è questa: 

Montante = Capitale x (1 + Interesse annuo/ Mesi * (Mesi * n°Anni))

In caso di interesse composito, la formula del montante è quest’altra: 

Montante = Capitale x (1 + Interesse annuo / Mesi) ^ (Mesi * n°Anni)

La differenza tra le due formule salta all’occhio: in caso di interesse semplice, il numero dei periodi considerati si moltiplica per il tasso di interesse; invece, nel caso dell’interesse composito, il numero di periodi è posto all’esponente. Al crescere del numero dei periodi, la seconda formula tenderà a crescere più che proporzionalmente e ad esplodere. In un grafico, il montante calcolato con l’interesse semplice avrebbe la forma di una retta inclinata mentre quello calcolato con l’interesse composito quello di una parabola.

Un esempio numerico può aiutare a comprendere bene il concetto. È necessario premettere che, per un confronto corretto, stiamo ipotizzando che le rate di un debito non siano ripagate. È questa la condizione per la quale si può utilizzare un interesse composito: gli interessi non ripagati generano a loro volta altri interessi.

Ipotizziamo un debito che non sia ripagato per 5 anni. Consideriamo per esempio, un capitale di 100.000 euro di debito, con un tasso di interesse annuo al 3%. In caso di calcolo dell’interesse semplice, il capitale di debito produrrà ogni anno lo stesso interesse negativo: il 3% di 100.000 euro, dunque 3.000 euro di interessi negativi da pagare ogni anno. La singola rata mensile sarà uguale a 250 euro (100.000 euro * 3%/12). Alla fine del primo anno, il montante complessivo sarà pari a 103.000 euro, mentre alla fine dei 5 anni, il totale delle rate ammonterà a 15.000 euro / (100.000 euro* 3%/12 * (5*12)), per un montante complessivo di 115.000 euro.  

In caso di calcolo dell’interesse composto, ogni rata concorre ad aumentare la successiva: solo la prima rata sarà esattamente uguale a 250 euro, come nel caso dell’interesse semplice. Dopo il primo anno, il totale delle rate da pagare sarà pari a 103.041,60 euro ((100.000 euro (1+ 3%/12) ^12). Si può già notare che, rispetto al caso dell’interesse semplice, dopo il primo anno, ci sono 41,60 euro di debito in più. Se si calcola il montante alla fine dei 5 anni, il valore è di 116.161,68 euro. In questo caso, il debito calcolato con l’interesse composto sarà maggiore di quello calcolato con l’interesse semplice per 1.161,68 euro (116.161,68 euro – 115.000 euro). Il debitore dovrà ripagare un extra debito, generato dal contributo delle rate non corrisposte.

È importante specificare che stiamo parlando del metodo di calcolo teorico delle rate: quello che ci interessa è osservare come il debito tenderebbe a crescere in mancanza di altre azioni. In un normale contratto di mutuo, l’Istituto di credito che eroga il finanziamento presenta al mutuatario un piano di rientro del debito detto piano di ammortamento. Questo piano prevede un pagamento periodico delle rate. Queste sono composte tanto da una quota interessi, come quella calcolata qui sopra per entrambi i casi, quanto di una quota in conto capitale. Con la quota in conto capitale il mutuatario versa una somma ulteriore che serve ad abbattere progressivamente il debito contratto. Alla fine del piano di ammortamento, il debitore avrà ripagato tutto il capitale preso a prestito e tutti gli interessi che questo ha generato nel periodo di riferimento.

Esistono diversi tipi di piano di ammortamento, in funzione della differente composizione della quota in conto interessi e in conto capitale in una rata periodica. In linea di massima si possono indicare i seguenti tipi di ammortamento: ammortamento francese, ammortamento italiano, ammortamento tedesco, ammortamento americano. Nella prassi, il caso più frequente è quello dell’ammortamento francese, che presenta il vantaggio di richiedere una rata costante, caratteristica congeniale al mercato domestico, in cui di norma le rate del mutuo sono correlate all’andamento della retribuzione mensile. In elenco:

  • ammortamento francese
    Un ammortamento francese prevede una rata periodica costante nel tempo. A parità di rata, la quota in conto interessi tende a diminuire progressivamente, mentre quella in conto capitale ad aumentare. 
  • ammortamento italiano
    In un ammortamento italiano è la quota in conto capitale ad essere fissa. Ogni rata contribuisce nella stessa proporzione ad abbattere il capitale preso a prestito. Questo comporta una progressiva diminuzione della quota di interessi pagati in ciascuna delle rate successive. L’effetto complessivo è di una rata complessiva che parte da un massimo e diminuisce progressivamente.
  • ammortamento tedesco
    L’ammortamento tedesco è una variante di quello francese, con cui condivide la rata totale fissa. L’unica differenza è che gli interessi sono pagati in anticipo, anziché a fine del loro periodo di scadenza. Rispetto all’ammortamento francese questo fa sì che la prima e l’ultima rata pagate siano diverse: la prima consta interamente degli interessi, l’ultima sarà invece composta al 100% dalla quota capitale.
  • ammortamento americano
    L’ammortamento americano, raro nel nostro paese, è il più complesso e prevede due calcoli differenti per gli interessi e per il capitale da restituire. I primi sono calcolati con un interesse semplice, il secondo un piano di accumulo.

Quando e perché effettuare il calcolo

L’interesse composto è un meccanismo molto pericoloso per un debitore: se si applica su cifre importanti e su periodi sufficientemente lunghi, può far esplodere un debito fino a renderlo insostenibile. La normativa in materia di mutui tiene conto di questo e limita la sua applicazione a un caso specifico e a specifiche procedure per la sua attivazione.

L’articolo 1283 del Codice civile ammette l’anatocismo solo per gli interessi scaduti da almeno sei mesi. Tuttavia, affinché questi producano interessi a loro volta, è necessario che sia presentata una domanda giudiziale o sia stata stipulata una convenzione successiva alla loro scadenza. Spetta quindi al giudice stabilire se il pagamento dell’anatocismo sia dovuto. In linea di principio, quindi, un interesse scaduto non può produrre a sua volta interessi in automatico. 

È bene considerare gli interessi delle parti in gioco. Da un lato, al debitore preme che la somma che dovrà restituire non cresca oltre misura, diventando insostenibile. Dall’altro lato, il creditore necessita di uno strumento per garantire che il debitore tenga fede alle sue obbligazioni: rendere più oneroso il debito in caso di inadempienza può essere un modo per ottenere questa collaborazione. Non sempre entrambe le parti agiscono in maniera collaborativa.

È opportuno poi specificare che le novità legislative si sono alternate nel modificare l’applicazione di tale articolo e che è molto importante rifarsi alla giurisprudenza in materia. Un buon consulente dovrebbe essere informato tanto sulla normativa in vigore e sui suoi aggiornamenti quanto sull’orientamento delle sentenze sui casi analoghi a quelli del cliente. Al di fuori del caso presentato nell’articolo 1283 del Codice civile, gli interessi scaduti si calcolano secondo il metodo dell’interesse semplice. 

Altre irregolarità nei mutui

L’anatocismo bancario è una delle possibili cause di irregolarità, contrattuale o applicativa, di un mutuo. Oltre all’anatocismo bancario, un mutuo può essere viziato dalle seguenti irregolarità:

  • Interessi ultralegali
  • Interessi usurari
  • Commissione di massimo scoperto

Tanto gli interessi ultralegali, quanto quelli usurari si riferiscono a un valore degli interessi a debito che ecceda un livello accettabile per legge. Nello specifico, gli interessi ultralegali sono quegli interessi che superano il valore legale determinato periodicamente dal Ministero del Tesoro, in accordo con l’articolo 1284 del Codice civile. Il tasso di interesse in un contratto di mutuo può eccedere quello legale, a patto che sia definito in forma scritta.

Per definire gli interessi usurari si fa riferimento alla media di mercato. Un tasso è definito usurario se supera del 30% il valore della media di mercato – il Tasso Effettivo Globale Medio (TEGM)- rilevata ogni tre mesi dal Ministero dell’economia e delle finanze. 

Infine, con la Commissione di massimo scoperto si intende un onere che l’Istituto di credito impone al correntista per la disponibilità a contrarre un debito. Di norma, la commissione dovrebbe essere calcolata sulle sole cifre effettivamente prese a prestito; nella prassi, può capitare che la commissione sia calcolata sull’intera somma a disposizione del debitore, con un aggravio di costi.

Per verificare le eventuali irregolarità e attivare le necessarie procedure di tutela, un correntista può ricorrere alla Perizia Econometrica. Questo documento, redatto da consulenti abilitati come commercialisti o periti finanziari, è composto da calcoli matematico finanziari atti a verificare la congruità delle somme addebitate e il rispetto delle disposizioni di legge. A corollario dei calcoli, viene redatta un’apposita relazione tecnica. Una Perizia Econometrica è un importante documento a cui fare ricorso tanto per negoziare le migliori condizioni per un finanziamento, quanto per valutare un’eventuale azione legale in caso di controversia tra l’Istituto di credito e il correntista. È importante quindi rivolgersi a dei consulenti qualificati per la sua redazione. 

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Dunque, l’anatocismo bancario è una maniera di calcolare le rate a debito di un mutuo che aggrava la posizione del debitore. Il meccanismo di calcolo è quello che in matematica finanziaria si definisce interesse composto. Con questo metodo, le rate non pagate vanno ad aiutare il capitale preso in prestito per generare le rate successive. Questo comporta una crescita continua delle rate, che tenderanno ad esplodere. Di norma, le rate di un mutuo sono calcolate con l’interesse semplice. Con questo metodo di calcolo, ogni singola rata del mutuo ha lo stesso importo della precedente. 

È di grande importanza avere familiarità col concetto di anatocismo bancario per poter tutelare il proprio finanziamento ed intervenire in caso di irregolarità. Per contattarci potete inviare una email al nostro indirizzo oppure, se volete dire la vostra sul calcolo anatocismo lasciate pure un commento sotto l’articolo. A presto.

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